16 mar 2015

dieci, cento, mille orti in classe: se la scuola si arma di badili e zappe

Una didattica antica, basata sul contatto con la natura, torna alla ribalta in vista (anche) dell’Expo. Così i bimbi imparano l’amore e il rispetto per la natura
(di Carola Traverso Saibante, www.corriere.it, 16 marzo 2015 - 10:49)

Grammatica e basilico, zucchine e matematica. Imparare con le mani nella terra, grazie alla terra: l’orto come strumento educativo mette radici nelle scuole del nostro Paese. Una didattica antica che torna alla ribalta.
Milano, dove l’orto è veterano
Era il 1927 quando la rivoluzionaria educatrice milanese Giuseppina Pizzigoni aprì la nuova sede della sua scuola, con le aule aperte sul giardino e il giardino e i campi che si fanno aula. Da allora i piccoli allievi non hanno mai smesso di coltivare l’orto; la Rinnovata Pizzigoni è tutt’oggi una scuola che sembra più una cascina, 22mila mq di parco con piante, animali, orti, serre, boschetti, cortili, laboratori. Qui si crede profondamente che coltivare la terra sia un fattore determinante nel percorso educativo di ogni bambino. Una convinzione che, a distanza di quasi un secolo, si rinnova e si fa strada sempre più tra gli istituti e i percorsi scolastici del territorio. «L’orto come strumento didattico» è oggi usato in varie scuole pubbliche di Milano anche con progetti sostenuti dal Comune. «MiColtivo, Orto a Scuola» è un programma lanciato in forma pilota in due scuole primarie nel 2012; «Orto in classe» e «Le emozioni: erbe aromatiche» sono laboratori di due o tre incontri per scuole d’infanzia e primarie che prevedono la semina di piantine, a cura dell’associazione Civiltà Contadina. «Verde libera tutti», che ogni anno ad aprile sguinzaglia bulbi e semi e ambasciatori del verde muniti di zappe per le strade cittadine, nel 2015 dedica un’iniziativa alle scuole, con la collaborazione anche del Comune, per premiare i 10 progetti più significativi in tema di orto scolastico. 
L’orto nel P.O.F
Non è certo solo Milano. Dalla provincia di Genova a quella di Cosenza, dal comune di Caltanissetta a quello di Padova (che sta organizzando un corso di formazione per insegnanti (www.ortiscolastici.it); da San Giovanni a Piro (Salerno) a Montecrestese (Verbano-Cusio-Ossola). E poi Parma, Arezzo, Perugia... Sono sempre più numerose le scuole che scelgono di offrire il prezioso percorso educativo che cresce in un orto. Il lancio ministeriale dell’iniziativa «Orti nelle scuole» era avvenuto da parte di MIUR e MIPAAF in occasione della scorsa Giornata Mondiale dell’Ambiente, ideato per scuole d’infanzia e primarie in vista dell’Expo 2015. In realtà negli ultimi anni le iniziative si erano già moltiplicate, quasi sempre grazie alla collaborazione tra scuole e associazioni – locali o nazionali – competenti nella materia. Come la Coldiretti, che con «Educazione alla campagna amica»vuol far incontrare il mondo della scuola con quello dell’agricoltura.
Aula a cielo aperto
Moderno cuore degli sviluppi ortofrutticoli in aula è, più che mai, l’educazione alimentare. Pioniere della diffusione di questa didattica nelle classi italiane è stato non a caso il progetto «Orto in condotta» di Slowfood , attivo da oltre 10 anni, che forma insegnanti, allievi e genitori e mette in rete le scuole a livello nazionale e internazionale. Attualmente sono 507 gli «Orti in condotta» - rigorosamente bio- distribuiti in tutto lo Stivale: «La particolarità della nostra offerta è che nell’orto affrontiamo tutte le materie scolastiche curricolari (geografia, storia, matematica etc) in modo che l’orto diventi una vera aula a cielo aperto – spiega Annalisa D’Onorio, responsabile del progetto – Chiediamo agli insegnanti (formati da professionisti Slow Food e supportati dai volontari locali dell’associazione) di cambiare la loro didattica, la loro metodologia in funzione di questo approccio. Per questo gli Orti in condotta sono “solo” 507!». 
Un percorso impegnativo, ma che dà i suoi frutti
Una ricerca effettuata lo scorso anno ha dimostrato come i bambini che seguono l’orto da tre anni abbiano effettivamente una maggiore conoscenza e sensibilità sui temi di sostenibilità e alimentazione. Curando le foglioline che sbucano e il primo fior di zucchina che fa capolino s’impara il valore del cibo, s’imparano il gusto e la salute. Non solo: l’orto insegna anche l’ecologia e la solidarietà. E cioè: non sprecare il cibo da una parte, proteggere la natura e il territorio dall’altra. E poi, lavorare la terra insieme creando un senso d’appartenenza e di comunità.
Dall’orto alla mensa scolastica
Nell’Istituto comprensivo statale G. Binotti di Pergola, provincia di Pesaro Urbino, l’orto è tenuto da 10 classi di primaria e una di secondaria. Un orto certificato biologico i cui prodotti passano direttamente alla mensa scolastica (o al vicino mulino bio, dato che vi si coltivano anche cereali autoctoni). «Non c’è una ora di orto – spiega Angelo Verdini, il dirigente scolastico - l’impegno è variabile a seconda della richiesta della terra: adesso, per esempio, è fermo; ci sono periodi in cui vi si lavora tutti i giorni». Il mese scorso gli esperti autodidatti del Binotti hanno organizzato una giornata di formazione per le 20 scuole che hanno vinto con i loro progetti di orto scolastico il bando della regione Marche (120 partecipanti). E dall’esperienza dell’orto in classe è già uscito un libro di racconti scritti dai bambini - «L’insalata era giù l’orto» e due video che hanno partecipato e vinto vari concorsi e festival. 
Orti urbani e extra urbani
A Bergamo il progetto sviluppato dall’Orto Botanico Lorenzo Rota in collaborazione con l’ufficio scolastico territoriale coinvolge 27 scuole e 90 classi, e punta molto sull’orto come luogo d’inclusione scolastica e culturale. A Bari gli orti urbani nelle scuole tentano di coinvolgere il resto della cittadinanza, affinché in orari extrascolastici quegli spazi verdi possano continuare a esser gestiti, magari da disoccupati che possano così godere di contributi comunali. E in Sardegna, chiusi i progetti che puntavano sul biologico, gli orti adesso hanno a che fare anche con il recupero dell’abbandono scolastico. Infine, l’orto non ha età: alle porte di Roma i bambini vi entrano in contatto a partire dai 3 mesi. L’iniziativa è quella privata dell’Agrinido Il Girotondo, una sorta di cascina con animali, orto, frutteto e vigne dove i bambini imparano giocando non solo con i vegetali, ma anche in post-produzione: conserve, marmellate, pizze, tutte a km ben sotto lo zero.

(di Carola Traverso Saibante, www.corriere.it, 16 marzo 2015 - 10:49)

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