29 mag 2013

studenti ed insegnanti a mauthausen, di a. loconsolo


Cara Assessora Benelli, caro Sindaco,
ho dovuto far sedimentare un po’ le emozioni prima di scrivervi in merito al viaggio a Mauthausen.
Grazie al vostro impegno, quest’anno alla Cerimonia Internazionale per la liberazione di Mauthausen erano presenti studenti ed insegnanti in rappresentanza delle 9 zone di decentramento, dietro al Gonfalone di Milano. E’ stata una cosa importante, un’emozione grande e una bella pagina per la vita della nostra città.
Prima di partire, l’incontro con Gianfranco Maris, presidente dell’Aned (Associazione Nazionale Ex Deportati) aveva consentito ai ragazzi di comprendere quale esperienza formativa, ma anche sconvolgente, fosse il varcare le porte di un campo di sterminio. Un uomo anziano, ma vigoroso e orgoglioso, ha raccontato loro cosa volesse dire essere bastonato per i pidocchi, che nel campo non si poteva evitare di prendere. Con dignità e sincerità ha fatto loro capire cosa significa essere sopravvissuti quando tanti e tanti compagni sono morti, e quale responsabilità ciò ti lasci sulle spalle.
Perciò già alla partenza i ragazzi e le ragazze erano molto preparati: gli insegnanti avevano, come si dice, fatto il loro mestiere. Nessuno di loro si aspettava una gita di piacere, sapevano che, quello che si apprestavano a fare  era un vero e proprio pellegrinaggio laico, sui luoghi dove gli oppositori politici del nazifascismo avevano pagato con la vita il loro desiderio di libertà.
In viaggio le proiezioni di documentari e le testimonianze, la lettura dei nomi dei deportati, hanno accresciuto la conoscenza della realtà del lager, dei sentimenti di coloro che sono tornati e dei familiari di coloro che non tornarono più [foto 1].
Il primo, terribile impatto, i ragazzi lo hanno avuto nel Castello di Hartheim [foto 2]. Questo incredibile contrasto tra il luogo fiabesco e la macchina di morte che conteneva è stato scioccante. Ci viene illustrata la catena di montaggio della morte, efficiente, pratica, asettica: il bambino disabile prima, l’internato che non può più lavorare poi, viene introdotto da una porta e, al termine di un velocissimo processo, esce cenere dalla parte opposta.
La cerimonia a Gusen è stata, per i ragazzi, la parte più complessa: del lager rimane poco o niente, la cerimonia è lunga e gli ex internati parlano in tutte le lingue del mondo. Sotto un’acqua battente non è facile restare ad ascoltare parole che si intuiscono di sofferenza, senza poterle comprendere. Eppure le mele e le pietre che sono deposte ai piedi degli oratori, parlano una lingua universale che tutti i presenti riescono a capire: le pietre sono la fatica di chi deve lavorare nelle cave senza abiti pesanti, senza scarpe, senza cibo nello stomaco. Le mele sono il simbolo della solidarietà di qualche austriaco, che a rischio della vita cercava di aiutare con questo piccolo dono i deportati [foto 3].
La celebrazione della liberazione del campo di Mauthausen è un’esperienza incredibile: in una cacofonia di fanfare, rulli di tamburi, canti e preghiere, le comunità si recano a rendere omaggio ai propri morti, ma anche ai morti altrui, tra bambini in abito tradizionale, rappresentanti ufficiali in alta uniforme, semplici cittadini sotto le bandiere più differenti e altissime personalità del mondo politico e militare [foto 4] [foto 5].
Alla sfilata, quest’anno, partecipano oltre 10.000 persone, le rappresentanze di 50 nazioni differenti, sistemate, come sempre,  in ordine alfabetico. Per l’Italia c’è l’ambasciatore Eugenio D’Auria, accanto al presidente dell’Aned Gianfranco Maris, che i ragazzi milanesi ritrovano e salutano come un vecchio amico. Subito dietro Roma Capitale, la regione Lazio e lo splendido Gonfalone di Milano, come quello di Sesto S. Giovanni decorato con la Medaglia d’Oro della Resistenza.  Ma la delegazione italiana era veramente numerosissima: impossibile elencare la miriade di città, cittadine, paesi, comunità, confraternite, movimenti e associazioni che componevano il corteo [foto 6].
Poi, al termine della sfilata, il campo si svuota a poco a poco. Per i ragazzi milanesi, ai quali hanno voluto unirsi anche i Vigili e i Valletti che la mattina avevano portato il Gonfalone, viene il momento di visitare il campo e conoscere l’orrore delle celle frigorifere, dei forni crematori, delle forche e delle stanze dove venivano “eliminati” coloro che erano diventati “inutili”.
Quando, alla chiusura del Lager, siamo usciti dopo un percorso di visite guidate, mi sono guardata intorno. Sapete come sono le uscite didattiche, difficile radunare i ragazzi. I nostri formavano invece blocchi compatti intorno alle guide, quasi come se fosse loro impossibile restare isolati dentro a quell’orrore [foto 7].
Nei prossimi mesi per loro verrà il momento di produrre qualcosa che parli di questa esperienza, ne parli ai compagni, ai cittadini, alla città. Già dal campo hanno inviato una lettera bellissima, con le loro riflessioni, al sindaco Pisapia [leggi].
A me non resta che dire grazie a chi ha consentito tutto questo (*).
Un caro saluto, Antonella Loconsolo, vicepresidente CdZ9 - Milano 

(*) Un grande grazie, perciò, al Sindaco Pisapia e all’assessore Benelli, alla vicepresidente della commissione educazione Quartieri, all’ambasciatore D’Auria, che ha pubblicato sul sito dell’ambasciata la nostra fotografia della sfilata  (http://www.ambvienna.esteri.it/Ambasciata_Vienna/Archivio_News/20130327+NEWS.htm).  Un grazie speciale anche a Cinzia Marino e Rita Maggioni, che hanno lavorato con amore alla preparazione dell’iniziativa, ai funzionari dott. Monaci e dott, Tritto, all’ufficio stampa (soprattutto Ilaria Bartolozzi) e all’ufficio di Gabinetto del Sindaco (in particolare Davide Di Martino e Massimiliano Greggio), con i quali ho collaborato anche da Mauthausen, a Vigili e Valletti che con pazienza mi hanno aiutato nel difficile e inaspettato compito ed onore di rappresentare il Comune nella cerimonia e che hanno voluto visitare con noi il campo di sterminio, ad Aned e Anpi, grandi guide e maestri, agli/alle insegnanti che hanno dato la loro totale disponibilità, ai ragazzi e alle ragazze, a loro soprattutto, per la loro serietà e la loro adesione totale a questa iniziativa. 

[le foto 1-6 di Nadia de Angeli, la foto 7 di Leo Visco Gilardi]

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